Palazzo di Città Acireale. Finissage e presentazione del catalogo di EGO Mostra diffusa di Giuseppe Patanè

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In occasione del finissage della mostra diffusa Ego visitabile, domenica 29 settembre alle ore 18.00 presso la Sala Galatea del Palazzo di Citta ad Acireale sarà presentato il catalogo che racconta e ripercorre la ricerca di Giuseppe Patanè e il progetto espositivo curato da Carlo Micheli. Interverranno: il Deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana, Nicola D’Agostino, il Presidente dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, Michelangelo Patanè; il Sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo; il Vescovo di Acireale, Mons. Antonino Raspanti,

il curatore, Carlo Micheli e l’artista Giuseppe Patanè.

 

 

L’ampia antologica, inaugurata lo scorso 14 luglio, – fortemente voluta dalla Città e dalla Diocesi di Acireale –  ha ripercorso i momenti salienti della ricerca artistica di Giuseppe Patanè, ma soprattutto le tappe di quell’impegno sociale ed etico che è ormai elemento indispensabile e irrinunciabile della definizione stessa di “arte contemporanea”. Ego ha presentato presso siti differenti opere estrapolate da vari cicli realizzati da Giuseppe Patanè nel corso della sua attività artistica: La forza della natura, Ferite, Naufragi, Show must not go on, Senzatutto (Neve), Ego, Presagi, Dialoghi, Conosci te stesso. La mostra infatti è stata concepita come un accostamento di veri e propri camei che formano una sorta di wunderkammer in cui Naturalia e Mirabilia si alternano secondo un ritmo narrativo incalzante.  La multiforme ricerca di Giuseppe Patanè è improntata alla sottolineatura di tematiche sociali e al richiamo a quelle forme di rispetto verso i nostri simili, e verso il mondo che ci ospita, divenute ormai indifferibili.  Una visione etica ed estetica della realtà, che trae spunto e linfa dalle tradizioni storico/culturali della terra siciliana e dalla cultura mediterranea, dall’innato senso di reciproco rispetto e dalla condivisione, tramite il linguaggio dell’arte, di valori universali. 

 

«EGO si è proposta – scrive nel catalogo Carlo Micheli, curatore della mostra – come un grandioso spettacolo in dieci tempi che ha avuto il coraggio (forse l’incoscienza) di rompere con la sacralità dei luoghi deputati, preferendo semmai deputare ai luoghi sacri il compito di ospitare la ridondanza barocca e provocatoria del suo artefice, incastonando il tutto nella seducente e ineguagliabile scenografia di Acireale. Ogni deviazione dalla consuetudine, si sa, genera sconcerto ma come si conviene ad uno spettacolo degno di questo nome, la proposta, per colpire nel segno, doveva essere “esagerata”, sull’onda di quella ostentazione senza remore in grado di mischiare una città barocca con l’arte contemporanea, l’etica e l’estetica, l’amore e la disillusione. La mostra di Giuseppe Patanè ha rappresentato un evento artistico di straordinaria rilevanza, un’antologica che abbraccia diverse fasi della produzione dell’artista, evidenziandone la multiformità creativa. Questa esposizione “diffusa” si è sviluppata attraverso nove prestigiose sedi di Acireale, trasformando la città in un museo a cielo aperto dove ogni installazione rappresenta un tassello di un percorso, di una riflessione intesa ad esplorare il tema dell’egoismo e delle sue infinite sfaccettature, ma soprattutto le conseguenze che ne derivano e che pesano drammaticamente sulla realtà contemporanea. La scelta del titolo “EGO” non è dunque casuale, infatti per l’artista il termine è la “radice” filologica e generativa del malessere e delle negatività della nostra epoca. Quella di Patanè, di fatto, non è mai un’espressione artistica meramente contemplativa, ma propone un percorso che sollecita il pubblico a confrontarsi con tematiche scottanti e indifferibili quali l’immigrazione, l’ecologia, le disuguaglianze sociali, interrogandosi sugli effetti nefasti del comportamento umano e lanciando l’allarme rispetto all’uso – ma soprattutto all’abuso – dell’intelligenza artificiale, senza tralasciare un accorato appello al rispetto per la natura». 

 

La mostra è stata ideata per essere declinata in nove locations – Palazzo di Città Sala Zelantea, Chiesa di San Benedetto, Chiesa di San Rocco, Teatro Bellini, Chiesa degli “agonizzanti” San Crispino, Chiesa di Santa Maria Odigitria, Museo Diocesano, Biblioteca e Pinacoteca Zelantea, Cattedrale Ss.ma Maria Annunziata – dove il concetto di EGO e tutte le desinenze ad esso riferite vengono analizzate attraverso i lavori di Giuseppe Patanè. Nelle sedi messe a disposizione dalla città di Acireale, pertanto, si è scelto di presentare opere provenienti da differenti cicli, con richiami alle radici storico-mitologiche della terra siciliana, alle sue tradizioni culturali, al concetto stesso di bellezza che diviene attrazione e rispetto per la forza immane della natura, del vulcano, del mare.  Ciò che unisce e giustifica i manufatti (e mai termine fu più appropriato) – dipinti, sculture, installazioni, oggetti d’arredo, gioielli, sperimentazioni alchemiche, tutto è creato dalle sole mani dell’artista, senza l’ausilio di pennelli, spatole o qualsivoglia altro attrezzo o strumento – tanto eterogeneo è il “modus operandi” di Patanè, basato sull’emotività, che viene in seguito decantato razionalmente e concettualizzato ma che, di primo acchito, è il frutto di un impeto emozionale, di una risposta viscerale a sollecitazioni negative di vario genere, quali ingiustizie, maltrattamenti, disonestà, sperequazioni, falsità.

 

Patanè trasforma l’indignazione, il dolore, l’offesa in atti concreti di segno opposto, contrattaccando con estrema lucidità ed efficacia, utilizzando l’affilatissima arma dell’arte. Si percepisce nei suoi lavori un equilibrio formale capace di esaltare le varie componenti, senza cadute o prevaricazioni, bilanciando con maestria i contenuti e la forma. Pittura, scultura, fotografia, ready made, si contaminano vicendevolmente, annullando di fatto le barriere preconcette e settoriali, esaltando al contrario i punti di contatto e di fusione tra i generi e gli stili, preferendo, alla riconoscibilità del proprio operato, l’incisività dell’intervento e l’inequivocabilità dei contenuti.

 

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